Indiana Jones and His Desktop Adventures / Yoda Stories
(1996-1997, LucasArts Entertainment Company, Hal Barwood)
In Indiana Jones and His Desktop Adventures si seguono le avventure di Indy in Messico, negli anni Trenta. Avendo come base la cittadina di Lucasio, il prof. Jones risolve i problemi degli abitanti e protegge manufatti antichi dalle grinfie di Nazisti o malintenzionati locali.
In Yoda Stories il buon Luke Skywalker è ancora apprendista di Yoda su Dagobah, ma il Maestro Jedi ritiene che la sua formazione possa giovarsi di missioni tra Tatooine e altri pianeti, dal salvataggio di Han Solo alla ricostruzione di un C-3PO smembrato dai Jawa...
Analisi
DESIGN / SCENEGGIATURA
Nei videogiochi la generazione procedurale crea livelli e ostacoli, dispone bonus e nemici, seguendo criteri randomici controbilanciati da prefissate regole generali. Fu standardizzata nel 1980 dall'action-gdr Rogue di Michael Toy, Glenn Wichman e Ken Arnold, titolo poi fonte di definizioni assai gettonate oggi, tra "roguelike" e "roguelite", che grossomodo identificano due versioni più o meno punitive della stessa idea di interazione. Quando pensa alla randomizzazione in quel della LucasArts, Hal Barwood non ha in mente però un approccio hardcore, comprensivo di morte definitiva del personaggio protagonista, senza possibilità di salvare la partita. La sua intenzione è anzi quella di sperimentare con il casual gaming, di intrufolarsi nel tempo libero dell'utenza, sostituendo con più classe e carisma il celeberrimo Campo Minato di Windows. E quali migliori garanzie di carisma possono esserci, se non eroi come Indiana Jones o Luke Skywalker? Si parte nel 1996 con Jones, si prosegue (e si chiude) con Skywalker nel 1997.
Barwood crea da solo il prototipo di quello che ha in mente, usando HyperTalk su un Mac, e la dirigenza approva l'esperimento, più che altro per i bassissimi costi di produzione e il tempo di lavorazione assai rapido. Indiana Jones and His Desktop Adventures e Yoda Stories sono action-adventure in terza persona con visuale dall'alto alla Zelda, dove i protagonisti esplorano un'area combattendo nemici, raccogliendo oggetti e armi, e interagendo con alcuni personaggi non giocanti, che avanzano loro delle richieste. Nonostante i titoli siano pensati di corto respiro, devono giustificare la pur modica spesa, devono mantenere l'interesse abbastanza a lungo. Qui entra in gioco la proceduralità. Non eravamo in epoca di IA, perciò le situazioni guidate da una sceneggiatura elementare, preconfezionata, devono integrarsi con la randomizzazione: all'avvio di ogni partita viene scelto un incarico, pescato da una rosa limitata. Indy riceve la sua missione da Marcus (insolitamente viaggiatore, visto che l'ha seguito fin lì!), mentre Luke si fa guidare da Yoda, in pieno addestramento da Padawan. Ogni piccola storia ha un finale precostituito, ma il tempo necessario a raggiungerlo, le azioni che si compieranno nel tragitto, sono generate proceduralmente.
Quando ancora non esiste il mantra dell'"accessibilità", Barwood e i suoi collaboratori lasciano già che l'utenza si possa cucire addosso l'esperienza: si può agire sull'ampiezza del mondo, sulla difficoltà dei combattimenti e sulla velocità di gioco, regolando i parametri separatamente, nelle intenzioni adattando ogni partita al proprio tempo a disposizione (i punteggi più alti si ottengono regolando tutto al massimo). L'ampiezza scelta spinge il programma a disporre un numero più o meno maggiore di "tappe" e situazioni, combinandole in modo random: colloca per esempio qui e lì NPC che chiedono oggetti per darcene altri, ma ciascun NPC può chiedere a Indy o Luke di trovare oggetti diversi, di partita in partita. La componente "adventure" in un "action-adventure" impone qualche dialogo e un abbozzo di sceneggiatura, perciò dopo una manciata di partite si vede la maggior parte di quello che entrambi i titoli hanno da offrire, con differenze via via meno significative. Yoda Stories è un passo avanti rispetto a Indy Dekstop, perché può offrire in alternativa due ambientazioni (pianeti desertici stile Tatooine e pianeti ghiacciati), ma soprattutto può presentare due catene di "enigmi" in parallelo, mentre Indy risolve situazioni procedendo verso un unico traguardo, linearmente, non importa quanto il mondo generato sia ampio. Yoda Stories fa inoltre ricorso a un numero maggiore di siparietti e colpi di scena, rendendo l'esperienza un po' meno piatta.
L'inventario di Indy e Luke ospita oggetti legati alle miniquest, così come medikit e armi, oltre a una mappa (per il prof. Jones c'è un papiro, per Luke un localizzatore), che ci comunica la nostra posizione e le quest ancora aperte, con telegrafiche sintesi. Armi aggiuntive e mappe devono essere prima trovate nelle location adiacenti a quella di partenza, perché all'avvio abbiamo solo le armi iconiche, cioè frusta o spada laser. Il gameplay si articola in soluzioni di semplici puzzle e combattimenti. Funziona relativamente meglio la prima componente, perché ogni manipolazione di meccanismi o di oggetti è una scusa per scherzare sul lore dei due universi, Indiana Jones e Star Wars. Barwood è intelligente e sa che sta proponendo "giochini", perciò carica le situazioni stereotipate di Indy e Luke con ironia e autoironia, senza prendersi sul serio, ma dimostrando di conoscere bene quello di cui parla: se si è fan e si sta allo scherzo, si sorride per qualche partita. Peccato che l'interfaccia non sempre indichi con chiarezza le porzioni dei fondali con le quali si può interagire: in questi mondi costituiti da "mattonelle" assemblate randomicamente, capita di avere l'intuizione giusta ma di non sapere dove si possa collocare un oggetto affinché il gioco lo registri.
Non vanno bene le cose sul fronte dei combattimenti: i nemici possono attaccare in diagonale, ma Indy e Luke possono attaccarli solo frontalmente, a breve distanza. Uno svantaggio che rende movimenti e scontri imprecisi, con l'aggravante che tutto si muove a scatti, di mattonella in mattonella, riducendo spostamenti e attacchi a pigiate forsennate sul tasto sinistro e a uno sbatacchiamento di mouse (lo spostamento è punta e clicca o a trascinamento, ma la prima opzione riesce a essere più scomoda della seconda). Per fortuna si possono contenere gli svantaggi di questa implementazione, riducendo la difficoltà degli scontri o aumentando la velocità di gioco, non tanto per aumentare la reattività dei controlli, quanto per fuggire più rapidamente da pericoli inutili! Yoda Stories rende appena più strategica la gestione dell'arsenale, perché le armi hanno munizioni limitate, e non dura all'infinito nemmeno la Forza concessa da Ben Kenobi, la cui posizione è da scovare in ogni partita. In più, in Yoda è introdotto un piccolo sistema di scambio di rottami con i Jawa e altri personaggi, per ottenere medikit e simili.
Indy Desktop e Yoda Stories sono due curiosi esperimenti alchemici, alquanto difficili da commercializzare: la proposta di Indy sfuso su floppy nel 1996 suona come un evitabile surrogato di videogioco, nell'epoca del "multimedia". Si corregge così il tiro con un cd-rom per Yoda, riempiendo il disco con Making Magic, un documentario interattivo sulle Special Edition della trilogia storica, che torna nei cinema proprio nel 1997 (è un contenuto non banale, considerando che i lettori dvd stanno ancora muovendo i primi passi e non sono alla portata di tutti come un "PC multimediale"). Ma la semplicità di questo casual gaming di metà anni Novanta è l'evoluzione dell'hardcore gaming degli anni Ottanta: quando il passato dell'informatica non è stato ancora valorizzato, sembra in quel momento ai più un'ingenuità passatista. Il paradosso è che nemmeno oggi, a decenni di distanza, quando la sua identità sarebbe plausibile come "indie", ha una sua casa: il casual gaming puro ora ha trovato la sua dimensione nel mobile, che ha standard tecnici più alti di questi. Hal ne ricaverà comunque qualcosa per il prossimo bellissimo e ambizioso Indiana Jones e la macchina infernale: due preziosi collaboratori (Cline, LeFevre), erbe medicinali curative e un'interfaccia con cerchio colorato per monitorare lo stato di salute del protagonista. Questo formato è budget, ma Barwood ha deciso già che l'action-adventure gli si confà più dell'avventura grafica.
GRAFICA
Barwood crea questi due giochi con chi è disponibile tra un progetto e l'altro. Il grafico Tom Payne, che ha lavorato su Sonic 2 prima di approdare alla LucasArts, è responsabile di fondali e animazioni di Indy Desktop, contribuendo anche al game design. Gli ambienti sono formati da "tile", cioè mattonelle combinabili, come avviene per i platform e altri giochi d'azione. Trattandosi di titoli che girano senza alcuna forma di accelerazione, in finestre di Windows, con menu di sistema, il frame rate è molto, molto basso: scrolling e animazioni si muovono a scatti di tile in tile, per un impatto che lascia perplessi a metà degli anni Novanta... e risulta antidiluviano oggi. Yoda Stories è impostato alla stessa maniera, ma la sua maggiore varietà visiva, tra ambienti e nemici, ha messo al lavoro due mani: Rachel Bristol (già attiva sulla grafica tecnica di The Dig) e Jesse Clark, prima animatore e tecnico grafico su Day of the Tentacle e Sam & Max Hit the Road. A dispetto della resa tecnica, la caricaturale delicata cura per il dettaglio è gustosa in entrambi i giochi, molto in linea con lo spirito delle operazioni e con l'ironia ai testi di Hal.
SONORO
Clint Bajakian si occupa dell'audio di Indy Desktop. Le musiche consistono solo in brevi citazioni dei temi di John Williams, riarrangiati da Clint in MIDI, per garantirne la compattezza sul floppy. Gli effetti sonori sono molto elementari e di immediata riconoscibilità, e lo schiocco della frusta sembra quello originale. Peter McConnell su Yoda Stories ha fatto ancora meno: con la disponibilità del cd-rom, ha semplicemente tagliato e rimontato estratti dalla colonna sonora dei film. Il sound designer Jeff Kliment giustamente non ha reinventato la ruota, saccheggiando gli iconici effetti sonori starwarsiani di Ben Burtt, dall'archivio Lucasfilm. Pigro il riciclo dell'"Uh!" di Indy ogni volta che Luke riceve un danno. In ambedue i titoli, il suono metallico che segnala il raggiunto limite della mappa è alla lunga piuttosto snervante.
Revisione: 3/2024
NOTE TECNICHE (Windows)
L'engine per le Desktop Adventures viene messo a punto da Paul D. LeFevre, ispirandosi al prototipo dello stesso Barwood. Indy Desktop, pubblicato nel 1996 su 1 floppy 3.5" da 1.44Mb anche in italiano, si scompatta in circa 3Mb sull'hard disk di un PC che sia almeno un 486, abbia almeno 8Mb di RAM e ospiti Windows 3.1. Non c'è bisogno del 95, perché l'engine non sfrutta le DirectX: questi titoli come si è detto sono semplici applicazioni di Windows in finestra. Yoda Stories esce invece nel 1997 su cd-rom, ed è solo leggermente più pesante, si aggira sui 7Mb: il disco ospita infatti il citato "Making Magic" per giustificare l'uso del più moderno, rassicurante e appetibile supporto ottico. Il codice dell'engine passa dai 16bit ai 32bit, Windows 95 diventa obbligatorio, ma per il resto i requisiti hardware rimangono identici a quelli di Indy.
Le traduzioni italiane sono purtroppo piuttosto incerte e suonano forzate in diverse circostanze: consiglio di giocare in lingua originale, se vi è possibile.
Credits
INDIANA JONES AND HIS DESKTOP ADVENTURES
Direzione del progetto: Hal Barwood
Soggetto e testi: Hal Barwood e Wayne Cline
Game design: Hal Barwood, Wayne Cline, Paul D. LeFevre, Tom Payne
Produzione: Wayne Cline
Fondali e animazioni: Tom Payne
Programmazione: Paul D. LeFevre (sup.), Mark Crowley
Arrangiamenti musiche e montaggio effetti: Clint Bajakian
Testing: Reed Knight (sup. gioco), Doyle Gilstrap Jr. (sup. compatibilità)
YODA STORIES
Direzione del progetto e soggetto: Hal Barwood
Game design: Hal Barwood e Mark Crowley
Produzione: Wayne Cline
Fondali e animazioni: Rachael Bristol, Jesse Clark
Programmazione: Mark Crowley
Desktop Adventures Engine: Paul D. LeFevre
Montaggio musiche: Peter McConnell
Montaggio effetti: Jeff Kliment
Testing: Randy Tudor (sup. gioco), Chip Hinnenberg (sup. compatibilità)
Consigli per giocare oggi
Come avviare le versioni Windows in emulazione con i supporti originali
Inutile impazzire per far digerire i vecchi installer ai Windows attuali, scontrandosi per giunta con la necessità di un desktop a 256 colori! Se non avete una macchina virtuale, non avete che una soluzione, veloce, indolore e assai raccomandata: il DREAMM, un emulatore di vecchi PC immediato e semplice da usare, tarato sul catalogo storico della LucasArts e programmato da un bravissimo ex-Lucas, Aaron Giles (corsi e ricorsi storici: fu l'autore della versione Mac proprio di Indy Desktop!). Scaricata e installata la app, disponibile per Windows, Mac o Linux, avviatela e trascinate sulla sua schermata principale l'icona del floppy di Indy Desktop o del cd-rom di Yoda Stories (o i loro file immagine). Terminate le installazioni, potrete avviare i giochi attraverso DREAMM.
Nota importante: siccome DREAMM non apre i vecchi file in formato WinHelp di Windows, vi suggerisco di leggere le guide a questo e quest'altro link per capire bene come giocare.
Altre edizioni e porting
Indiana Jones and His Desktop Adventures per Macintosh (1996)
Aveva perfettamente senso che le Desktop Adventures, costruite sul concetto di finestra, facessero capolino anche sul Mac, però l'azienda non volle rischiare con una vera e propria distribuzione retail: questo porting, rimasto solo in inglese in Usa e Canada, veniva venduto per posta direttamente dalla LucasArts, per cui è molto poco diffuso in versione originale. Su Macintosh Repository potete vederne uno screenshot. Non è supportato dall'emulatore DREAMM.
Yoda Stories per Gameboy (1999)
Pubblicata dalla THQ, questa versione non è tecnicamente una conversione, bensì un gioco alternativo: il team australiano Torus Games ha creato quindici livelli preconfezionati e non procedurali, rielaborando gli elementi dell'originale, senza coinvolgimento dei suoi autori. Concepito per Gameboy Color ma retrocompatibile con il primo Gameboy monocromatico, ha la fama di essere uno dei giochi peggiori mai prodotti per il portatile Nintendo, anche perché la scattosità Windows è rimasta intatta. Gli effetti sonori campionati del film non mancano, però tutto il gioco è accompagnato da una sola traccia musicale, una stringata porzione del tema di Star Wars in loop, non silenziabile! Alcuni recensori e una parte dell'utenza hanno scelto la via dell'harakiri dopo una mezz'ora.
Copertine
Vi ricordo che per avere una panoramica sulle copertine e sui materiali delle confezioni, la vostra meta dev'essere Mobygames (oppure Oldgamesitalia per le edizioni italiane). Le copertine mostrate in questa pagina non hanno valore esaustivo, ma indicativo e affettivo, provenendo dalla mia collezione personale.
Indiana Jones and His Desktop Adventures - Edizione floppy italiana CTO
Avevo poca fiducia nel gioco, ma non potevo voltare le spalle a Indy: ricordo che comprai quest'edizione originale italiana su floppy dal fu-Global Game di Bari (la vecchia sede all'angolo tra via Luigi Galvani e via Alessandro Volta), nella seconda metà del 1996, al secondo anno di università. C'era un espositore di cartone che conteneva diverse copie di quest'insolita proposta: non è una scatola, è una specie di cartellina di carta plastificata, con un "marsupio" per ospitare il floppy.
Yoda Stories - Serie Bianca CTO, come extra di Shadows of the Empire
Yoda Stories è assai meno raro di Indy Desktop, a meno che non si cerchi la sua originale prima edizione CTO del 1997 in regolare scatola di cartone. La CTO infatti poi negli anni successivi lo abbinò a svariate riedizioni budget "Serie Bianca" di altri titoli di Star Wars. Nel 2024, per completezza e in funzione di questa scheda, l'ho recuperato su Ebay in abbinamento con Shadows of the Empire, per miseri 10 euro. Questo cd-rom comprende il citato backstage "Making Magic", anche se non dichiarato sul fodero.