The Perils of Man
(2014-15, IF Games, Stephen Beckner, Gene Mocsy, Bill Tiller)
Sola con la madre nella sperduta tenuta Eberling in Svizzera, nel giorno del suo sedicesimo compleanno Ana scopre che suo padre Max, scomparso da dieci anni, le ha fatto pervenire un criptico oggetto da decifrare. Una sfida che Ana raccoglie, perché la famiglia Eberling, a partire dall'avo Thomas, è stata piagata da una misteriosa scoperta scientifica, che avrebbe causato la sparizione dello stesso Thomas e forse di Max. Indagando, Ana toccherà con mano le conseguenze della terribile invenzione...
Analisi
DESIGN / SCENEGGIATURA
Nonostante la pubblicazione di The Perils of Man fosse partita episodicamente su iOS l'anno scorso, l'edizione completa per Windows e Mac è sbarcata su Steam nel 2015 in concomitanza con quella definitiva di Broken Age: con lo zampino di Bill Tiller, altro ex della LucasArts, il paragone tra i due titoli diventa quasi spontaneo. A sorpresa l'accostamento però regge al di là di eventuali coincidenze: se non nei risultati, almeno nelle intenzioni poetiche e morali The Perils of Man condivide col titolo di Tim alcuni temi e la volontà di proporre un'esperienza più matura nella sostanza.Con un design di Bill Tiller e del suo socio Gene Mocsy (anche autore principale dei dialoghi in-game), di solito dediti al divertissement, non ci si aspetterebe quest'ambizione.
Nessuna svolta: soggetto e personaggi infatti non nascono da loro, bensì dallo sviluppatore svizzero IF Games e dallo sceneggiatore Stephen Becker, che li hanno contattati per "lucasartsizzare" a sufficienza il progetto che avevano in mente di proporre.
Sin dall'inizio della storia gli uomini della famiglia Eberling emanano un maledettismo che mi ha ricordato, complice un'evocativa inquadratura di un cancello, quello di Quarto Potere: autoreferenziali e superiori alla media dell'umanità, sfuggono all'interpretazione e loro malgrado tagliano i ponti con gli affetti più vicini. Anche qui il legame tra genitori e figli è nodale come in Broken Age, con la differenza però che The Perils of Man ne rappresenta una versione parecchio più cupa. Se le famiglie di Schafer sono relativamente normali, vittime di una società malata, salvate dalla naturale straordinarietà dei propri figli, quella del titolo IF Games è decisamente fuori dall'ordinario e artefice della propria condanna. L'avventura di Ana si tinge così di sfumature ambigue, mentre la ragazza è divisa tra l'ammirazione e l'orrore per quello che scopre. Costretta in una casa isolata, in modo simile allo Shay di Broken Age, è controllata a vista da una madre che sembra instabile per una mancata elaborazione del lutto di Max; in una splendida idea di sceneggiatura, l'umana ansia davanti al rischio, che si è impossessata della madre di Ana, è anche il tema portante della ricerca scientifico-filosofica degli Eberling, che non può non richiamare alla mente l'autodistruttiva dinastia di Atrus nei Myst.
A nulla valgono i tentativi di addolcire la narrazione con la simpatica spalla Darwin, uccello meccanico costruito da Thomas: la patina cartoon della storia nasconde un romanzo di formazione piuttosto tetro, che proprio nel finale osa lasciarci con un grosso punto interrogativo riguardante un personaggio fondamentale. Nasconda questa scelta la speranza di un sequel o una sostanziale disillusione, parte del percorso di Ana, la storia di The Perils of Man ha un forte gusto dolceamaro.
Ancora come Broken Age, questo immediato punta & clicca in terza persona riconosce il solo comando del tasto sinistro del mouse, una novità totale per l'approccio di solito più classico di Tiller e Mocsy, che riescono comunque a confezionare una solida prima parte alla residenza Eberling, con una discreta varietà di problemi proposti e un buon numero di location. Originale poi l'idea di sostituire parzialmente l'assenza del comando "esamina" con l'uso in prima persona di un oggetto speciale, il Risk Atlas, connesso al tema della vicenda. The Perils of Man mira a un livello di difficoltà equilibrato, senza lo scompenso che abbiamo vissuto col titolo di Schafer, ma gli squilibri si avvertono comunque, probabilmente per problemi di budget: a mano a mano che si procede, l'implementazione degli enigmi si fa più incerta e meno articolata, e ogni tanto la risoluzione stessa del problema è affidata in automatico ad Ana, lasciando al giocatore solo il compito di spostarla da un hotspot all'altro (secondo me l'allestimento di una trappola e una partita a dama dovevano essere interattivi e il team ha dovuto tirare la cinghia).
Si ha alla fine la sensazione di un'esperienza compressa, la cui velocità compromette il potenziale emotivo di alcuni aspetti, come l'attaccamento a Darwin (usato troppo poco), ma che ha qualcosa da dire al mercato casual, ai principianti e a chi apprezzi l'innegabile volontà di raccontare una storia di un certo significato. Di sicuro, dopo A Vampyre Story, Ghost Pirates of Vooju Island e 1954 Alcatraz, è il titolo più nitido nelle intenzioni commerciali e artistiche a cui Bill e Gene abbiano preso parte.
GRAFICA
Associare il nome di Bill Tiller a The Perils of Man potrebbe erroneamente portare a pensare che il nostro abbia avuto voce in capitolo sulla direzione artistica. La grafica del gioco, interamente in 3D, è invece tutta a cura degli IF Games, e non è un punto di attrattiva del titolo, a mio parere. A parte soggettive riserve sullo stile adottato, proprio il personaggio di Ana non risulta abbastanza espressivo, piuttosto legnoso in espressioni e movimenti, che fanno pesare di più il suo design molto caricaturale. Mi riesce difficile poi capire perché, se le sequenze usano gli stessi modelli del gioco vero e proprio, siano state precalcolate: i filmati mostrano un'evidente compressione senza che sull'altro piatto della bilancia ci siano sensibili guadagni di dettaglio. Inoltre, avendo a disposizione una grafica in 3D realtime, avrei colto l'occasione per una regia più dinamica delle conversazioni, inquadrate qui invece seguendo le classiche regole del totale delle avventure grafiche puramente 2D. Superata poi la metà della storia, dissolvenze e stacchi iniziano a sostituire le animazioni con una certa frequenza.
Nella location di villa Eberling c'è un buon bilanciamento di colori vivaci e sfumature tenebrose che suggeriscono la giusta atmosfera fantastica, ed è molto apprezzabile, lì come nel resto dell'avventura, che la camera segua Ana per le stanze con un movimento di macchina che le collega, quasi in stile The Cave. Proseguendo nella storia sembra però che la cupezza dei temi abbia avuto la meglio sull'articolazione dello stile, dei colori e della luce: in un'uggiosa miscela di beige, grigio, verde scuro e via discorrendo, un senso di oppressione prevale sulle qualità della messa in scena, con alcune zone spoglie. Nei 4-10 pollici del mercato mobile la sua scelta di quasi puro 3D può comunque pagare, ma in ambito personal computer i Telltale, anche con la vetusta Sam & Max Season One, avevano mantenuto una qualità più omogenea.
MUSICHE E SONORO
La colonna sonora di Paul Shapera è un funzionale accompagnamento del tono lirico e nella maggior parte dei casi misterioso di The Perils of Man, mentre il sound design dello stesso autore tendenzialmente non si nota, se non in alcuni sporadici momenti in cui mancano effetti per delle situazioni: in generale il lavoro è comunque buono.
Più che buono è invece il doppiaggio inglese, diretto da Matt Chapman, che doppia anche Thomas: la voce di Ana appartiene a Haley Mancini, attrice, sceneggiatrice e doppiatrice attiva tra Disney, Cartoon Network e serie tv come Mad Men. I personaggi, a dispetto dell'apparente afflato epico del progetto, sono soltanto quattordici (diversi di loro non più che comparse) e per lo meno la leggerezza dell'impegno ha consentito una certa cura da questo punto di vista.
Revisione: 6/2015
NOTE TECNICHE SULLA PRIMA EDIZIONE (iOS, Windows/Mac/Linux)
In questo ambito The Perils of Man purtroppo si trascina. Programmato sotto Unity, su Windows offre una discreta performance, ma poca rifinitura. Passi per l'inventario a scomparsa piuttosto macchinoso (ricorda quello di Tales of Monkey Island), con qualche cliccata di troppo che si trascina l'origine touch del titolo: su iOS (minimo 5.0) il primo capitolo è stato distribuito gratis nel settembre 2014, come apripista. Alla macchinosità si fa pure l'abitudine, però continua a infastidire un certo ritardo del cursore nel segnalare le zone interattive, sulle quali la grafica non sempre riesce ad attirare la dovuta attenzione; a volte è anche necessario allontanare il cursore da un hotspot e poi ritornarvi per avere l'agognata segnalazione. The Perils of Man non è un gioco nel quale un avventuriero navigato possa bloccarsi, ma può capitare d'impantanarsi proprio a causa di questa intermittenza.
Dalla seconda parte in poi aumentano i casi di clipping e di movimenti strani di Ana all'interno dell'inquadratura, confermando che la produzione di The Perils of Man ha seguito un iter ordinato per la prima sezione di gioco, ma un po' troppo frettoloso per chiudere tutto il resto, confluito nell'unica versione Windows/Mac/Linux, arrivata direttamente completa su Steam nell'aprile 2015. I requisiti hardware parlano di Windows XP / OS 10.6, CPU da 2.3Ghz, 4Gb di RAM e scheda video compatibile DirectX 9.0 (shader model 2.0). Stranamanente l'incarnazione Linux dopo qualche tempo è stata rimossa dallo store. Su iOS si visualizzano gli hotspot nell'inquadratura mantenendo il dito sullo schermo per un tempo sufficiente.
Credits (Windows/Mac)
Progetto a cura di: IF Games (storia, grafica, sonoro, programmazione)
Design: Bill Tiller, Gene Mocsy
Testi: Gene Mocsy (in-game), Stephen Beckner, Matt Chapman (sequenze)
Voci principali: Haley Mancini (Ana), Brian Jack (Darwin), Matt Chapman (Thomas)