Una pubblicazione difficoltosa, tuttavia, perché come ricorderanno i confondatori Dan Connors e Kevin Bruner dieci anni dopo, tutti i portali di casual games, naturali vetrine per questo genere di prodotto, non ne capirono l'impostazione: siccome il centro dell'esperienza è la caratterizzazione dei protagonisti, con il poker usato come scusa, l'assenza di multiplayer online con valuta reale, così come il look umoristico e non glamour e ammiccante, non rispondevano alle richieste medie del pubblico di riferimento. Comprensibile, ma questa inafferrabilità del gioco è ciò che lo rende ancora oggi piuttosto divertente da vivere, seppur sulla breve distanza.
Il poker infatti costituisce qui una sorta di interfaccia per innestare le reazioni divertenti dei personaggi, che a loro volta danno un senso narrativo a un'esperienza altrimenti piuttosto anonima e standardizzata. Con meno consapevolezza rispetto ai Bone, i Telltale costruivano già il loro approccio verso la trasmissione di caratteri e dialoghi interessanti, dove l'interazione ludica è usata come amplificazione di queste caratteristiche, più che come ragion d'essere primaria della produzione stessa. Persino le istruzioni sono filtrate dalla personalità di un fantomatico Artie Flopshark, immaginario sarcastico campione di poker, apparente mentore di Harry. Dopo tanti anni, Telltale Texas Hold'em è prezioso anche perché costituisce finora l'unico esempio di materiale originale della casa californiana, non basato su licenze: è una scrittura vivace a reggere l'umorismo nonsense dei quattro protagonisti. Le esplosioni di feroce disprezzo reciproco, l'improvviso assurdo svelarsi delle debolezze, i non sequitur puri e semplici, spesso colgono nel segno e strappano risate.
Naturalmente, il legame dei Telltale con una concezione scriptata e non procedurale del videogioco (non per nulla provengono dalla tradizione avventuriera di casa LucasArts) a lungo andare si sposa male con partite prolungate: si cominciano a sentire le stesse battute e la freschezza dei personaggi ne risente presto. Per quanto i Telltale avrebbero raffinato la formula con i successivi Poker Night at the Inventory, aggiungendo achievement (all'epoca non ancora di moda), livelli di difficoltà e opzioni aggiuntive, il significato ludico ed extraludico di Telltale Texas Hold'em fa tenerezza e riesce più significativo, a piccole dosi.
I menu e il fondale sono estremamente spartani: le scarsissime risorse dell'esiguo team furono riposte nella modellazione e nell'animazione in 3D dei personaggi (visibili solo dalla vita in su), cosa di per sé coraggiosa in quel periodo nel mercato dei casual game, legati alla grafica bidimensionale e poco animata. Molto grandi sullo schermo, gli elementi del quartetto recitano con sincronizzazione labiale, pur non precisa, e addirittura alcune volte le gag sono veicolate solo dalla mimica facciale. In nuce, c'era quella volontà di cambiare inquadratura e rendere l'esperienza visiva meno statica, una prerogativa dei Telltale che sarebbe diventata chiara di lì a qualche mese, ispirata in questo caso alle vere dirette delle gare di poker. Si occuparono della grafica solo il cofondatore Troy Molander (che avrebbe lasciato il gruppo tra poco), con gli ex-Lucas Kim Lyons e Jonathan Sgro, che in futuro sarebbero rimasti tra i fedelissimi dell'azienda.
Un casual game con un doppiaggio completo era un evento curioso nel 2005: i Telltale portarono a termine la missione coinvolgendo tre attori e una scuola di sound design, studenti compresi. Carter Coleman, interprete di Boris, sarebbe ricomparso in un semicameo del suo personaggio nel terzo episodio della prima stagione di Sam & Max. Wendy Tremont King, perfetta interprete di Nonna Shaky, sarebbe tornata coi Telltale nei panni di Nonna Ben nei Bone. Due curiosità: la voce dell'annunciatore è del designer Greg Land, prossimo autore di CSI - Omicidio in tre dimensioni, mentre è proprio il designer e sceneggiatore Brendan Ferguson a doppiare Theodore, non accreditato. Ferguson avrebbe doppiato anche la Cimice nelle stagioni di Sam & Max. Peccato che il montaggio delle voci fosse poco più che amatoriale, con tagli non sempre precisi.
I gradevoli pochi brani musicali jazz furono concessi da una band, i Pier 23, il cui frontman è Jerry Logas, papà della designer Heather, già nel team. Effetti sonori ovvi.
Revisione: 9/2016
Questo gioco rappresenta la prima performance del Telltale Tool, l'engine e i tool di sviluppo messi a punto dal 2004 (anno di fondazione dei Telltale) al 2005, ad opera di Kevin Bruner, Randy Tudor e Graham McDermott. Il titolo fu programmato per adattarsi a tutte le macchine, ripartendo in modo intelligente i calcoli relativi al 3D tra processore e scheda grafica: richiedeva infatti come minimo un Pentium III, WXP/2000 a 800Mhz, se la scheda grafica supportava il Texture & Lighting, oppure un P4 a 1,5Ghz in caso contrario. La versione scaricabile ancora dal proprio account Telltale si installa anche sotto Windows 10, girando senza troppi problemi, a parte una sporadica deformazione metallica del doppiaggio dopo sessioni di gioco prolungate. Oltre a inaugurare il loro poi chiuso sistema di vendita digitale Telltale Now, il gioco fu reso disponibile su Steam, per poi essere ritirato dal commercio dopo il fallimento dell'azienda a fine 2018: fortunatamente, il recupero degli asset Telltale da parte dell'LCG Entertainment / Athlon Games lo ha rimesso in vendita nel dicembre 2020, per la prima volta anche drm-free su GOG. Ne esiste un'impensabile versione retail tedesca della primavera 2006, introvabile.
Design e testi:: Dan Connors, Brendan Ferguson, Heather Logas e tutti alla Telltale Games
Modelli 3D e animazioni: Troy Molander, Kim Lyons Balestreri, Jonathan Sgro
Programmazione: Kevin Bruner, Randy Tudor, Graham McDermott
Musiche:: Jerry Logas (Pier 23 Union Band)
Sound design: Patrick Dylan Johnson
Voci: Greg Land (annunciatore), Carter Coleman (Boris Krinkle), Wendy Tremont King (Grandma Shaky), Nate Schaumberg (Harry Weinhead), Theodore Dudebrough nel ruolo di se stesso [in realtà Brendan Ferguson, ndDiduz]
Ringraziamenti: Graham Annable, Alisha Piccirillo, Simon Allen, Julian Eggebrecht